Accollo: cosa significa realmente?
L’accollo è l’accordo con il quale una parte si assume il debito di un’altra. La figura coinvolge tre distinte parti.
Un esempio potrà chiarire meglio il concetto. Pensiamo a Paolo che ha acquistato un appartamento fruendo di un mutuo ipotecario per potersi dotare della liquidità necessaria. Egli è dunque debitore della Banca che gli ha concesso il finanziamento.
Trascorso qualche anno Paolo desidera rivendere l’immobile a Giulio. Il nuovo acquirente può avere a disposizione tutta la liquidità necessaria (e allora non resterà che estinguere il mutuo e cancellare l’ipoteca), ma potrebbe anche fargli comodo “subentrare” nel finanziamento già esistente.
Molto spesso il subentro è davvero conveniente: a parte il fatto di non doversi scomodare per rifare una pratica ex novo con un istituto di credito, c’è anche una notevole convenienza a farsi carico di un mutuo capitalizzato “alla francese” (la formula di gran lunga più utilizzata). Infatti durante i primi anni di rateazione vengono pagate dal mutuatario rate composte per notevole parte da soli interessi e da una quota via via crescente di capitale.
In sintesi: chi subentra in un “vecchio” mutuo si trova gli interessi già pagati per gran parte, con notevole vantaggio patrimoniale. Ebbene: dal punto di vista tecnico l’operazione di subentro si chiama, appunto, “accollo”.
Abbiamo parlato di tre parti: nel nostro esempio Paolo è il debitore “accollato”. Giulio il (nuovo) debitore “accollante”. La Banca riveste invece la qualità di “accollataria”, che si giova cioè di avere un nuovo debitore che si aggiunge al primo. Va infatti chiarito che normalmente l’accollo è cumulativo. Questo significa che il vecchio debitore rimane tale, aggiungendosene uno nuovo. L’accollo può anche essere “privativo”: questo accade quando il creditore dà il proprio assenso alla liberazione del debitore precedente. In questa ipotesi (che però non capita spesso) rimane debitore della banca soltanto il (nuovo) debitore accollante.